Gastronomia siciliana: i Capperi
La zona di produzione: Pantelleria
L’isola di Pantelleria è la più occidentale e la più grande delle isolesatelliti della Sicilia (ha una superficie di 83 km²). Si trova al centro del Canale di Sicilia ed amministrativamente è compresa nella provincia di Trapani. Non lontana dalle coste della Tunisia (da cui dista solo 70 km) che si possono osservare perfino ad occhio nudo, essa è il territorio italiano più vicino all’Africa. Il suo territorio di origine vulcanica e i molti fenomeni di vulcanesimo secondario che ospita, rendono il suo paesaggio decisamente singolare: cale e faraglioni punteggiano le coste frastagliate, la vegetazione bassa colora l’interno e l’azzurro di un mare cristallino circonda il tutto. La mano dell’uomo ha poi contribuito a rendere Pantelleria unica. I muri a secco utilizzati per coltivare, i fabbricati di pietra lavica per raccogliere l’acqua piovana (dammusi) e i terrazzamenti sono solo alcuni esempi. Proprio i confini di quest’isola costituiscono la zona di produzione del Cappero di Pantelleria IGP.
La storia del cappero di Pantelleria IGP
I Greci e i Latini sono i popoli che troviamo all’inizio della storia del Cappero di Pantelleria IGP. Presso di loro era apprezzato sia come ingrediente in cucina, per il suo sapore, sia per le sue proprietà benefiche, sia per le sue doti afrodisiache, citate fin da tempi antichissimi. Caratteristiche che nei secoli hanno continuato ad essere riconosciute al Cappero di Pantelleria IGP e che vengono considerate anche in alcuni trattati di cucina risalenti al Seicento. Il valore economico e commerciale del prodotto è invece ciò che spinse, durante il diciottesimo secolo, verso l’estensione delle coltivazioni a Pantelleria. Il Cappero divenne così un riferimento imprescindibile per l’economiadell’isola e arrivò a superare addirittura per quantità la coltivazione della vite, pur storicamente molto presente. I riconoscimenti come prodotto IGP negli anni Novanta hanno dato un altro contributo a questa storia di qualità.
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