IL MECENATE DI AGRIGENTO:Alexander Hardcastle
La prima volta che sir Alexander Hardcastle venne ad Agrigento – che all’ epoca si chiamava Girgenti – aveva 49 anni ed era il 1921. Arrivò in treno, da turista. Era capitano della British Navy, aveva combattuto le guerre coloniali dichiarate dall’Inghilterra ma soprattutto era un cultore di archeologia. Era già stato in Toscana, a Girgenti gli bastarono pochi giorni per capire di avere trovato la sua patria elettiva. Hardcastle era un uomo d’ azione, era stato educato a realizzare i sogni. Una volta a Girgenti compra una villa lungo le mura dell’ antica Akragas, fra il tempio della Concordia e quello di Eracle, la chiama “villa Aurea” in onore della vicinissima Porta Aurea da cui nel 210 a. C. erano entrati i soldati romani dopo sei mesi di assedio. E subito si mette al lavoro. Cominciano così dodici anni intensi, interamente dedicati agli scavi archeologici: anni in cui il capitano Hardcastle spende le sue ricchezze per finanziare numerose campagne di scavi, ricevendo dallo Stato italiano qualche riconoscimento onorifico e saltuari contributi finanziari. Ma è un mecenate fortunato perché trova un interprete nell’ archeologo Pirro Marconi, assieme fanno rinascere la Valle dei Templi. La figura del capitano Hardcastle è stata a lungo dimenticata, ed è quindi benvenuto il libro scritto da Alexandra Richardson dopo un accurato lavoro di ricerca; in “Passionate patron: the life of Alexander Hardcastle and the Greek temples of Agrigento”(Archaeopress, 143 pagine, 30 euro), traspare la passione tutta inglese per le biografie e la personalità di Hardcastle appare affascinante, anticonformista, sempre generosa. La pubblicazione è in inglese e la sua diffusione dalle nostre parti non sarà certo di massa, ma la vita del capitano Hardcastle ad Agrigento ha qualcosa di epico e il personaggio meriterebbe senz’ altro l’ attenzione anche degli editori italiani.
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