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Blues & Wine Soul Festival – Siculiana 4 Agosto / Favara 7 Agosto
La Scala dei Turchi per Giorgio Armani: spot del profumo “Acqua di Gioia” con Greta Ferro sulla marna bianca
Lo spot è veloce, caratterizzato da rapidi cambi d’inquadratura che concedono davvero pochi attimi per riconoscere i luoghi in cui si muove la protagonista, l’attrice e modella Greta Ferro. Ma in queste immagini così dinamiche non sfugge comunque la presenza dell’inconfondibile marna bianca della Scala dei Turchi.
La troupe era già stata notata e immortalata lo scorso settembre durante le riprese ma adesso si stanno vedendo i risultati di quel set: è la nuova campagna del profumo “Acqua di Gioia” di Giorgio Armani e la protagonista è Greta Ferro che, ormai dal 2018, è uno dei volti legati allo stilista italiano. Una faccia semplice e pulita, perfetta per incarnare lo spirito della celebre fragranza firmata Armani e creata dai maestri profumieri Loc Dong, Anne Flipo e Dominique Ropion.
Per l’intero articolo: Agrigentonotizie.it
Visite notturne nella Valle di Agrigento
VISITE GUIDATE AL TRAMONTO
Vi invitiamo, a partire di giorno 18 di Luglio 2020, a visitare la meravigliosa Valle dei templi di Agrigento.
Nello splendore del tramonto agrigentino, la magia del tuffo dorato dei Templi Greci ci trasportano ad altri tempi, ci fanno sentire ipnotizzati e sereni nella contemplazione di questo pezzo di paradiso!!
Venite a conoscere , accompagnati da una guida turistica autorizzata, la famosa Valle dei Templi nelle ore più fresche.
Potremmo visitare in questo sito UNESCO, il Tempio di Giunone, della Concordia, le potenti colonne di Ercole, L’immenso tempio di Zeus Olimpio, il Tempio di Castore e Polluce o dei Dioscuri nel cuore delle Divinità Ctonie.
Il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei templi apre le sue porte alle ore 8:30 am fino alle ore 22:00 in settimana. fino alle ore 23:00 il fine settimana potendo rimanere al interno fino a mezzanotte.
Dalle ore 18:30 ogni giorno organizziamo tour guidati per famiglie o gruppi di amici.
Prenota al tel. cell: 349 7922686 con LIZ Garcia
a partire di giorno 07 di Luglio 2018, le visite guidate nella meravigliosa Valle dei templi di Agrigento.
Nello splendore del tramonto agrigentino, la magia del tuffo dorato dei Templi Greci ci fanno sentire ipnotizzati e felici nella contemplazione di questo pezzo di paradiso!!
Venite a conoscere , accompagnati da una guida turistica autorizzata, la famosa Valle dei Templi negli orari più freschi.
Il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei templi apre le sue porte alle ore 8:30 am fino alle ore 22:00 in settimana. fino alle ore 23:00 il fine settimana potendo rimanere al interno fino a mezzanotte.
Potremmo visitare il Tempio di Giunone, della Concordia, oggi logo della Unesco, le otto colonne di Ercole, L’immenso tempio di Zeus Olimpio, le cuatro colonne dei Dioscuri nel cuore delle Divinità Ctonie.Dalle ore 18:30 ogni giorno organizza tour guidati per famiglie o gruppi di amici.
Scicli: paese incantato di Barocco
Scicli, un paesino barocco della Sicilia, immerso nel magnifico incanto dei monti Iblei.
Attraversiamo l’affascinante paesaggio ricco di ripide pareti calcaree, carrubi, muretti, chiesette e cave, e giungiamo alla vista di quello che definiremmo una gemma nel cuore della Sicilia.
L’impatto visivo iniziale non può far altro che lasciarci a bocca aperta: ci sembra d’essere di fronte a un meticoloso e ben riuscito progetto di architettura organica. Centinaia di abitazioni in pietra calcarea spuntano dai dirupi Iblei con così tanto rispetto del paesaggio circostante da sembrare parte d’esso. Spontanea è l’ammirazione che ci viene da provare per quelle mani tanto leggere che, nell’arco dei secoli, sono riuscite a costruire dimore per l’uomo conservando l’amore per la natura.
Ci troviamo in un “presepe”, qualcuno lo definirebbe un paradiso, in provincia di Ragusa: Scicli, comune italiano di circa 27.000 abitanti, dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2002.
per saperne di più vai a:www. idealista.it
Scicli, un paesino barocco della Sicilia, immerso nel magnifico incanto dei monti Iblei.
Attraversiamo l’affascinante paesaggio ricco di ripide pareti calcaree, carrubi, muretti, chiesette e cave, e giungiamo alla vista di quello che definiremmo una gemma nel cuore della Sicilia.
L’impatto visivo iniziale non può far altro che lasciarci a bocca aperta: ci sembra d’essere di fronte a un meticoloso e ben riuscito progetto di architettura organica. Centinaia di abitazioni in pietra calcarea spuntano dai dirupi Iblei con così tanto rispetto del paesaggio circostante da sembrare parte d’esso. Spontanea è l’ammirazione che ci viene da provare per quelle mani tanto leggere che, nell’arco dei secoli, sono riuscite a costruire dimore per l’uomo conservando l’amore per la natura.
Ci troviamo in un “presepe”, qualcuno lo definirebbe un paradiso, in provincia di Ragusa: Scicli, comune italiano di circa 27.000 abitanti, dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2002.
Ci troviamo in un “presepe”, qualcuno lo definirebbe un paradiso, in provincia di Ragusa: Scicli, comune italiano di circa 27.000 abitanti, dichiarato patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2002.
Jan Fabre nella Valle dei Templi
Ecstasy & Oracles, la grande mostra di Jan Fabre tra Monreale e la Valle dei Templi di Agrigento
L’artista fiammingo omaggia la Sicilia con una mostra che mette in dialogo le sue opere più note con i mosaici del Duomo di Monreale e le chiese medievali di Agrigento. Una riflessione sui temi della vanitas, della vita e della morte, sul valore del tempo. Con un colpo di scena finale – è il caso di dire da urlo – alla Valle dei Templi…
anitas, contemplazione, memento mori, misticismo, fede. Ma se c’è un’espressione che – più di tutte le altre – comprende, racchiude e spiega il nuovo progetto espositivo di Jan Fabre(che di recente, tra l’altro, ha presentato 3 nuovi lavori nella Chiesa di St. Augustine ad Anversa nell’ambito di Anversa Barocca 2018), quella è senza dubbio coniunctio oppositorum. Ecstasy & Oracles è il titolo della grande mostra diffusa che l’artista belga ha portato in Sicilia, tra il Duomo di Monreale e la Valle dei Templi di Agrigento.
per saperne di più vai a : www. artribune.com
L’artista fiammingo omaggia la Sicilia con una mostra che mette in dialogo le sue opere più note con i mosaici del Duomo di Monreale e le chiese medievali di Agrigento. Una riflessione sui temi della vanitas, della vita e della morte, sul valore del tempo. Con un colpo di scena finale – è il caso di dire da urlo – alla Valle dei Templi…
anitas, contemplazione, memento mori, misticismo, fede. Ma se c’è un’espressione che – più di tutte le altre – comprende, racchiude e spiega il nuovo progetto espositivo di Jan Fabre(che di recente, tra l’altro, ha presentato 3 nuovi lavori nella Chiesa di St. Augustine ad Anversa nell’ambito di Anversa Barocca 2018), quella è senza dubbio coniunctio oppositorum. Ecstasy & Oracles è il titolo della grande mostra diffusa che l’artista belga ha portato in Sicilia, tra il Duomo di Monreale e la Valle dei Templi di Agrigento.
Gastronomia siciliana: i Capperi
La zona di produzione: Pantelleria
L’isola di Pantelleria è la più occidentale e la più grande delle isolesatelliti della Sicilia (ha una superficie di 83 km²). Si trova al centro del Canale di Sicilia ed amministrativamente è compresa nella provincia di Trapani. Non lontana dalle coste della Tunisia (da cui dista solo 70 km) che si possono osservare perfino ad occhio nudo, essa è il territorio italiano più vicino all’Africa. Il suo territorio di origine vulcanica e i molti fenomeni di vulcanesimo secondario che ospita, rendono il suo paesaggio decisamente singolare: cale e faraglioni punteggiano le coste frastagliate, la vegetazione bassa colora l’interno e l’azzurro di un mare cristallino circonda il tutto. La mano dell’uomo ha poi contribuito a rendere Pantelleria unica. I muri a secco utilizzati per coltivare, i fabbricati di pietra lavica per raccogliere l’acqua piovana (dammusi) e i terrazzamenti sono solo alcuni esempi. Proprio i confini di quest’isola costituiscono la zona di produzione del Cappero di Pantelleria IGP.
La storia del cappero di Pantelleria IGP
I Greci e i Latini sono i popoli che troviamo all’inizio della storia del Cappero di Pantelleria IGP. Presso di loro era apprezzato sia come ingrediente in cucina, per il suo sapore, sia per le sue proprietà benefiche, sia per le sue doti afrodisiache, citate fin da tempi antichissimi. Caratteristiche che nei secoli hanno continuato ad essere riconosciute al Cappero di Pantelleria IGP e che vengono considerate anche in alcuni trattati di cucina risalenti al Seicento. Il valore economico e commerciale del prodotto è invece ciò che spinse, durante il diciottesimo secolo, verso l’estensione delle coltivazioni a Pantelleria. Il Cappero divenne così un riferimento imprescindibile per l’economiadell’isola e arrivò a superare addirittura per quantità la coltivazione della vite, pur storicamente molto presente. I riconoscimenti come prodotto IGP negli anni Novanta hanno dato un altro contributo a questa storia di qualità.
se vuoi saperne di più vai a :lorenzovinti.it
Agrigento, il tempio di Zeus Olimpio torna alle origini
Agrigento, il tempio di Zeus Olimpio torna alle origini
La ricostruzione tridimensionale di un architetto
Grazie al lavoro di Federico Moncada, una delle meraviglie della Valle dei Templi riprende vita. Il prossimo passo sarà creare un’animazione. «Mi piace l’idea che grazie al mio lavoro gli agrigentini si soffermino sul passato della nostra città, nella speranza che il nostro patrimonio riceva più attenzioni dall’opinione pubblica e dalle istituzioni»
È uno dei più grandi templi mai costruito, ma purtroppo oggi non ne rimangono che pochi resti nella Valle dei Templi di Agrigento, testimoni degli antichi fasti della cultura greca sulla nostra isola. Stiamo parlando del tempio dedicato a Zeus Olimpio, secondo numerosi studiosi costruito qualche anno dopo la battaglia di Himera, combattuta vittoriosamente da Agrigento e Siracusa contro i cartaginesi a cavallo tra il 480/479 a.C. Per festeggiare la vittoria gli agrigentini decisero di costruire un enorme tempio dorico, lungo quasi 113 metri e largo 56.
La storia ci ha riconsegnato solo poche componenti della sua originaria struttura, a causa soprattutto dell’azione umana, che ha spinto, ad esempio, all’utilizzo del tempio come cava di pietra per la costruzione dei moli di Porto Empedocle nel XVIII secolo. Alla luce dell’importanza dell’antica struttura, l’architetto Federico Moncada ha deciso di realizzare una fedele ricostruzione, e dopo sei mesi di lavoro ecco che al tempio viene restituita, seppur in formato digitale, la sua antica bellezza.
se voui saperne di più vai a : meridionews.it
Grazie al lavoro di Federico Moncada, una delle meraviglie della Valle dei Templi riprende vita. Il prossimo passo sarà creare un’animazione. «Mi piace l’idea che grazie al mio lavoro gli agrigentini si soffermino sul passato della nostra città, nella speranza che il nostro patrimonio riceva più attenzioni dall’opinione pubblica e dalle istituzioni»Grazie al lavoro di Federico Moncada, una delle meraviglie della Valle dei Templi riprende vita. Il prossimo passo sarà creare un’animazione. «Mi piace l’idea che grazie al mio lavoro gli agrigentini si soffermino sul passato della nostra città, nella speranza che il nostro patrimonio riceva più attenzioni dall’opinione pubblica e dalle istituzioni»
Agrigento: Tempio di Castore e Polluce
Il tempio di Castore e Polluce ad Agrigento è sicuramente l’emblema della città.
Del V sec. a.C., è dedicato a Càstore e Pòlluce, due degli Argonauti.
Conosciuti anche con il nome di Diòscuri, parteciparono alla ricerca del Vello d’oro.
Mito di Castore e Polluce
Il termine Diòscuri significa letteralmente “figli di Zeus”.
Si riferisce ai due fratelli gemelli nati dall’unione fra il re dell’Olimpo e Leda, moglie del re di Sparta Tindaro.
Secondo la mitologia, Zeus, invaghitosi di Leda, si trasformò in cigno e la sedusse:
dalla loro unione ella partorì due uova dalle quali nacquero, da un parte Pòlluce ed Elena (futura causa della guerra di Troia);
Dall’altra Càstore e Clitennestra. Questi ultimi, però, nacquero a seguito della successiva unione di Leda con il proprio marito Tindaro.
Così solo Pòlluce, a differenza del fratello, divenne immortale.
Struttura del Tempio di Castore e Polluce
Il tempio è andato quasi interamente distrutto:
rimane intatta solo parte della trabeazione che si eleva sopra quattro colonne che furono ricomposte e risistemate nel XIX sec.
Anche in questo tempio, come negli altri, le colonne presentano le classiche striature lungo il corpo e terminano con capitello il stile dorico.
per saperne di più vai a: tourismsicilia.com
Mito di Castore e Polluce
Il termine Diòscuri significa letteralmente “figli di Zeus”.
Si riferisce ai due fratelli gemelli nati dall’unione fra il re dell’Olimpo e Leda, moglie del re di Sparta Tindaro.
Secondo la mitologia, Zeus, invaghitosi di Leda, si trasformò in cigno e la sedusse:
dalla loro unione ella partorì due uova dalle quali nacquero, da un parte Pòlluce ed Elena (futura causa della guerra di Troia);
Dall’altra Càstore e Clitennestra. Questi ultimi, però, nacquero a seguito della successiva unione di Leda con il proprio marito Tindaro.
Così solo Pòlluce, a differenza del fratello, divenne immortale.
Il Vino Marsala di Sicilia
LA STORIA DEL MARSALA:
Il Marsala D.O.C. ha una storia antica e particolare che si intreccia con quella anglosassone. Nel 1773, per caso o meglio per una tempesta, un ricco imprenditore di Liverpool, John Woodhouse, fu costretto a rifugiarsi nel porto di Marsala e assaggiò il vino prodotto dai contadini locali. Lo trovò eccellente, simile ad alcuni vini pregiati della Spagna e del Portogallo e decise di farlo assaggiare ai sui connazionali. La prima spedizione fu un successo e Woodhouse decise di fermarsi a Marsala e produrre il vino in proprio. Ristrutturò un antico baglio e nacque il primo stabilimento del vino Marsala. A lui seguirono altri inglesi, Ingham e Whitaker i più conosciuti, che crearono altri stabilimenti per la produzione e distribuzione del Marsala. Il monopolio del vino rimase agli inglesi fin quando nel 1912 un italiano, Vincenzo Florio decise di entrare nella produzione e commercio del Marsala. Ancor oggi le Cantine Florio, insieme a tante altre, producono ed esportano il Marsala in tutto il mondo.
Gustare un bicchiere di Marsala ..un’esperienza unica, un appuntamento da non perdere durante la tua vacanza a Marsala!
Gustare un bicchiere di vino Marsala è un appuntamento da non perdere quando ci si trova a Marsala sia per l’appassionato di vino, ma anche per chi non lo è. Un’esperienza unica che coinvolge tutti i sensi..
Il Vino Marsala è un vino DOC prodotto nella nostra città, che racchiude il sapore del sole e della terra di Sicilia.
Conosciuto da molti come vino da dessert, esiste in diverse tipologie.
Può essere dolce e liquoroso, secco o semisecco, aromatizzato, ma sempre profumato e avvolgente.
Si può usare in cucina, come aperitivo, con il dolce o il salato, e si può gustare freddo, caldo o a temperatura ambiente.
Un vino versatile proprio perché varie sono le tipologie di uve usate nella sua preparazione e diversi i tempi di invecchiamento e metodi di lavorazione.
se voi saperne di più vai a : lasalinella.it
IL MECENATE DI AGRIGENTO:Alexander Hardcastle
La prima volta che sir Alexander Hardcastle venne ad Agrigento – che all’ epoca si chiamava Girgenti – aveva 49 anni ed era il 1921. Arrivò in treno, da turista. Era capitano della British Navy, aveva combattuto le guerre coloniali dichiarate dall’Inghilterra ma soprattutto era un cultore di archeologia. Era già stato in Toscana, a Girgenti gli bastarono pochi giorni per capire di avere trovato la sua patria elettiva. Hardcastle era un uomo d’ azione, era stato educato a realizzare i sogni. Una volta a Girgenti compra una villa lungo le mura dell’ antica Akragas, fra il tempio della Concordia e quello di Eracle, la chiama “villa Aurea” in onore della vicinissima Porta Aurea da cui nel 210 a. C. erano entrati i soldati romani dopo sei mesi di assedio. E subito si mette al lavoro. Cominciano così dodici anni intensi, interamente dedicati agli scavi archeologici: anni in cui il capitano Hardcastle spende le sue ricchezze per finanziare numerose campagne di scavi, ricevendo dallo Stato italiano qualche riconoscimento onorifico e saltuari contributi finanziari. Ma è un mecenate fortunato perché trova un interprete nell’ archeologo Pirro Marconi, assieme fanno rinascere la Valle dei Templi. La figura del capitano Hardcastle è stata a lungo dimenticata, ed è quindi benvenuto il libro scritto da Alexandra Richardson dopo un accurato lavoro di ricerca; in “Passionate patron: the life of Alexander Hardcastle and the Greek temples of Agrigento”(Archaeopress, 143 pagine, 30 euro), traspare la passione tutta inglese per le biografie e la personalità di Hardcastle appare affascinante, anticonformista, sempre generosa. La pubblicazione è in inglese e la sua diffusione dalle nostre parti non sarà certo di massa, ma la vita del capitano Hardcastle ad Agrigento ha qualcosa di epico e il personaggio meriterebbe senz’ altro l’ attenzione anche degli editori italiani.
per saperne di più vai a: lareppublica.it